di LIVIO ZANINI – Presidente dell’Associazione Italiana Cultura del Tè e docente di lingua cinese dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Il fornello di bambù è uno degli oggetti più celebrati dai cultori del tè della dinastia Ming (1368-1644). Nel 1392, durante il regno del primo imperatore Ming, il pittore Wang Fu (1362-1416) si stabilì per un lungo periodo presso il monastero del Monte Hui, nella sua città natale di Wuxi, per curare un disturbo agli occhi.
Il monastero era celebre già dall’epoca Tang (618-907) per la sua acqua sorgiva, classificata come la seconda migliore di tutto l’Impero per preparare il tè.
Un giorno, mentre Wang Fu prendeva il tè presso l’Eremo per Ascoltare il Suono dei Pini insieme all’abate e un altro suo amico chiamato Pan Kecheng, passò un artigiano della vicina prefettura di Huzhou, specializzato nella manifattura di oggetti in bambù, per proporre i propri servizi al monastero. L’abate allora gli chiese di realizzare un fornello in bambù, sulla base di un modello disegnato da lui e Wang Fu. Il fornello era costruito in due pezzi: il braciere superiore rotondo e la parte sottostante quadrata, forme che richiamavano quelle del cielo e della terra secondo la cosmo- grafia cinese. Entrambe le parti erano fatte con una struttura in bambù in- trecciato internamente rivestita di argilla ed erano separate da una griglia in ferro.
Quando l’artigiano completò il fornello, Wang Fu e altri letterati di Wuxi si ritrovarono presso l’eremo per provarlo. Wang Fu commemorò l’evento componendo una poesia e realizzando un dipinto raffigurante un paesaggio dal titolo “Il fornello di bambù” e anche gli altri partecipanti composero dei versi.
Il dipinto e gli scritti vennero montati su un rotolo orizzontale, conservato all’interno dell’eremo insieme al fornello.
Alcuni anni dopo, l’abate si trasferì nel monastero della Collina della Tigre a Suzhou e affidò il fornello a Pan Kecheng. La famiglia Pan tenne il fornello per circa sessant’anni e poi lo cedette a un collezionista.
Nel 1476, il letterato Qin Kui (1433- ?), di ritorno a casa a Wuxi dopo un lungo servizio come funzionario, visitò il monastero del Monte Hui, dove ebbe modo di ammirare il rotolo con il dipinto e le calligrafie.
Deluso nel non trovare il fornello, ne cercò l’attuale proprietario e quando l’ebbe trovato lo riscattò e lo riportò al monastero. Qin Xu, padre di Qin Kui ed esponente di spicco dei circoli poetici di Wuxi, volle celebrare l’evento con una poesia intitolata “Il recupero del fornello di bambù”.
Il fatto ebbe grande risonanza e decine di letterati locali e da tutto il paese si recarono in visita al monastero del Monte Hui per bere il tè preparato con l’acqua della famosa “Seconda sorgente sotto il cielo”, fatta bollire usando questo particolare strumento. Molti composero versi, usando le stesse e identiche rime della poesia di Qin Xu. Tutti questi nuovi componimenti vennero calligrafati e aggiunti al rotolo insieme ad altri tre dipinti e a una prefazione di Qin Xu.
Dopo alcuni anni il fornello si rovinò e divenne inutilizzabile. Allora, il censore imperiale Sheng Yong (1418- 1492), anch’egli originario di Wuxi, diede incarico al suo nipote Sheng Yu di far costruire una replica.
Una raffigurazione del fornello di bambù è visibile in una serie di tavole attribuite a Sheng Yu incluse nel saggio Chapu pubblicato nel 1541 da Gu Yuanqing. Nell’immagine in questo testo il fornello è chiamato “il gentiluomo che si sottopone alla sofferenza” (kujie jun), espressione tratta dal nome di uno degli esagrammi dello Yijing, il Libro di Mutamenti. Riferita al fornello, indica la tenacia della sua delicata struttura di bambù, capace di contenere al suo interno le braci ardenti.
Il celebre accademico Wu Kuan (1435-1504), amico di Sheng Yong e considerato una delle massime autorità in questioni estetiche e nella degustazione del tè, compose tre poesie dal titolo “Il nuovo fornello di bambù costruito da Sheng Yu”, tutte con il medesimo corredo di rime.
Come nell’occasione precedente, molti altri letterati e alcuni membri dell’accademia imperiale risposero all’appello componendo versi seguendo il modello di Wu Kuan. Tutti questi nuovi scritti vennero montati di seguito agli altri sul rotolo, che divenne così ancora più lungo: nel 1692 contava oltre cento calligrafie.
L’imperatore Qianlong (1735-1796), grande appassionato d’arte, visitò il monastero del Monte Hui, restò affascinato dalla storia di questo fornello e volle dedicargli dei versi. Nel 1779 il rotolo originale andò distrutto in un incendio. L’imperatore ordinò che ne venisse eseguita una copia e la donò al monastero. Parte delle poesie originali e alcuni versi dell’imperatore vennero incisi su pietra e sono ancora oggi visibili presso la fonte del Monte Hui a Wuxi. Qianlong, inoltre, fece realizzare alcune repliche del fornello, attualmente conservate ai musei di palazzo di Taipei e di Pechino.