di Francesco Vezzola – Gardesano di nascita vive da alcuni anni a Vienna. Si laurea in Valorizzazione e Tutela del Territorio Montano all’Università di Milano ma decide successivamente di seguire la passione per fotografia che lo porterà poi all’estero. Appassionato di tè ed infusioni sin da piccolo, negli ultimi anni ha dedicato gran parte del suo tempo libero allo studio e alla ricerca della Camellia Sinensis. Nel 2017 lavora per un breve periodo in un giardino di tè nelle Isole Azzorre. Al suo ritorno fonda il meetup “Vienna Tea Lovers” che organizza, mensilmente, incontri divulgativi con l’intento di creare una comunità di appassionati.
E’ ormai da tempo che sto cercando di approfondire ed esplorare il sempre più affascinante mondo del tè, ed è così che domenica 20 Agosto mi sono recato in cima al Vyšehrad, la “roccia sul fiume”, un posto misterioso nella parte meridionale di Praga che ospita una cattedrale, mausolei, una rocca e un prato nel quale si è svolta Čajomír Fest.
Nona edizione per quella che gli organizzatori descrivono come “la più grande sala da tè open-air d’Europa” anche se, come cercherò di spiegare in questo articolo, è molto di più. La manifestazione inizia all’alba, quando il prato comincia a popolarsi di appassionati che con mezzi di fortuna, chi più chi meno, accolgono i visitatori offrendo più che una tazza di tè; la loro visione e il loro modo di vivere la passione per la Camellia Sinensis.
La situazione si presenta delle più variegate ed eterogenee come le coperte sopra cui sono seduti gli ospiti che popolano questa manifestazione. La mia prima tazza è con Patricia che ha portato con sè un ottimo Genmaicha e una descrizione pre-registrata in inglese che invita a mangiare le foglie post-infusione con due gocce di salsa di soia. Poco più avanti in una postazione pittoresca c’è un gigante ceco vestito da samurai e contornato da colleghi con spade e katane varie, ma la gente sembra più attratta da un suonatore di Shakuhachi1 che con le sue note riesce perfino a distogliere l’attenzione da una buona tazza di tè giapponese.
Mentre mi addentro nel vivo della festa vengo sorpreso dall’odore di fornelli al carbone fumanti e stupito da strani movimenti di cuochi intenti a preparare chissà quale pozione nei pentoloni di una cucina da campo improvvisata. Anche qui il sottofondo musicale non manca, visto che alcuni suonano il bongo incessantemente, e le sorprese neppure dato che quando mi giro vedo un bambino nudo scappare dai suoi genitori hippie.
Ritrovata la mia concentrazione ritorno alla ricerca di qualche cosa da gustare, e mi siedo di fianco ad un affascinante Cha Pan2, proprio di fronte a Michal di “Yellow Emperor” di Bratislava. Qui comincio davvero a sentirmi a mio agio; l’entusiasmo con il quale vengono presentate le foglie che verranno infuse è contagioso e la delicatezza dei gesti usati nel preparare e servire il liquore ottenuto mi strega. Resto lì una buona mezzora a gustare dell’ottimo Sheng Puer e dell’interessantissimo tè verde del Monte Emei nel Sichuan. Se questo è stato il miglior tè della giornata, il miglior stand dell’area mercato è sicuramente stato quello delle piccole meraviglie di Andrzej Bero, vasaio polacco che qui pareva più occupato a bere del Sencha con degli amici che a cercare di vendere i suoi favolosi manufatti.
Dopo una breve pausa per riempirmi lo stomaco di qualcosa di solido, ritorno a bere del tè, cominciando con un oolong di Alishan e proseguendo con un curioso Yin Zhen Xiang Liu An proposto da “Good Tea”.
Inizialmente la mia missione era di trovare i tè migliori, magari da comprare e gustare con calma a casa… pian piano però, mi accorgo che ciò che rende la manifestazione davvero intrigante è il desiderio di stare insieme, formare una comunità eclettica accomunata dalla passione per il tè. Ed è così che signore di una certa età condividono la calda bevanda con dei cosplayer che sembrano usciti da qualche strano manga, mentre dei nerds tremanti offrono una tazza di oolong a una coppia di ragazzi forse, lì per caso, ed improbabili stregoni cercano di convincere come sia possibile ottenere del Hōjicha arrostendo tè verde con un fornello da campo. Altri visitatori invece fanno la coda per assaggiare del Chai ribollente in grandi pentoloni e una quindicina di sommelier si sfidano nella sessione Ceca della “Tea Ma- ster Cup”.
Me ne vado la sera, riflettendo se avessi potuto ritenermi deluso o sorpreso da questa giornata. Dopo giorni comprendo che dopotutto non è importante che io ne abbia un parere preciso e definito, ma forse, proprio come un tè complesso, dipende dal come, quanto, quando e dove.
Note:
1 flauto tradizionale giapponese;
2 tavolino usato per la preparazione del tè con il metodo cinese del Gongfu cha. Solitamente è fatto di legno o bambù;
Tutte le foto sono state realizzate da Francesco Vezzola.